

Le nanoplastiche di polistirene (polistirolo) sono in grado di provocare la morte delle cellule degli animali marini. Lo ha dimostrato uno studio ENEA condotto in collaborazione con CNR e Università della Tuscia (Viterbo) su modelli in vitro di orata e trota iridea.
Evidenze dello studio
Le particelle di plastica si sono attaccate alle membrane delle cellule, causando cambiamenti visibili nella loro forma e struttura, con tracce già evidenti dopo appena 30 minuti di esposizione. Il polistirene (polistirolo), è una delle materie plastiche non biodegradabili più comuni, che contribuisce significativamente all’inquinamento plastico ambientale.
Il polistirene è il residuo plastico più frequentemente trovato negli organismi marini e presenta una tossicità significativamente maggiore rispetto ad altri polimeri. La sua potenziale tossicità per gli organismi acquatici e gli ecosistemi rimane una preoccupazione. Pertanto serviranno ulteriori ricerche per indagare su scala più ampia gli effetti a lungo termine.
Più piccola la particella, più grande il danno
C’è poi la correlazione fra danno prodotto e dimensioni delle particelle. Le nanoplastiche da 20 nm danneggiano la membrana cellulare ed entrano nel citoplasma. Le nanoplastiche da 80 nm sono internalizzate nei fagosomi e lisosomi all’interno del citoplasma della cellula. Più piccola è la particella, più grande è il danno: dallo studio pubblicato sulla rivista “Science of the Total Environment” emerge che nanoparticelle di polistirene da 20 nanometri (nm), cento volte più piccole di un granello di polvere, hanno causato un danno alle cellule maggiore rispetto a quelle da 80 nanometri.
Solo le nanoplastiche da 20 nanometri hanno danneggiato gravemente le cellule nel tempo, portandole a una morte cellulare programmata. I risultati ottenuti confermano una volta di più la correttezza della cultura ONE HEALTH: “la salute degli ecosistemi acquatici e terrestri, con il loro relativo impatto sulla salute umana, è strettamente interconnessa e può venire drammaticamente compromessa dalla diffusione dell’inquinamento da nanoplastiche, se non affrontato con la dovuta prontezza ed accortezza“.